Note sulla curia e il priore generale dei Servi di Maria (prima metà del ‘400)
La curia
(corte) del p. Generale nel tempo di cui parliamo era formata dal priore generale e da alcuni ufficiali importanti: il vicario, il procuratore, due o più compagni e il cancelliere. Si manteneva grazie a una tassa riscossa dai provinciali e dai priori dei conventi e teneva una sua amministrazione.
Il vicario
Nei momenti di governo ordinario sostituiva il priore generale nelle decisioni di ordine pratico e di rilevanza modesta: la compera della carne per il capitolo del 1403 da parte di fra Bartolomeo Lapini, il comandamento di fare un dono di treggea (confetteria) nel 1405, una ‘discrezione’ o un sussidio da dare a un religioso particolarmente volenteroso o ammalato. Poteva sostituire il priore generale anche nelle visite ai conventi quando si ascoltavano i loro bisogni e progetti.
Nel febbraio 1406 viene ricordato in talecarica fra Anselmo da Treviso, nel 1410 maestro Antonio, nel 1424 maestro Piero da Roma vicario dell’Ordine nominato da Martino V per sostituire fino al capitolo elettivo il generale fra Stefano improvvisamente deceduto, nel 1425 fra Simone baccelliere di Venezia, nel 1429 fra Piero da Siena, nel 1442 fra Antonio.
I compagni del priore generale
Erano stati disposti dalle Costituzioni dell’Ordine ... e rappresentavano, a quel che appare dai registri quattrocenteschi, i conventi maggiori dell’Ordine. Quindi spesso è ricordato un frate della SS. Annunziata in questa carica.
Non ci sembra che avessero competenze fisse e i registri non mostrano alcun potere di decisione come nel caso del vicario.
Nel 1402 un compagno del priore generale fu fra Andrea di Giovanni degli Organi; nel dicembre 1409-10 fra Giovanni di Giovanni; dopo il capitolo del 1410 fra Matteo degli Ughi; nel 1424 fra Marco di Gherardo da Firenze; nel 1441, nelle ultime vestimenta date prima dello scioglimento della comunità e la sostituzione con i frati dell’Osservanza, fra Deodato Mengozzi.
Il cancelliere
Era il segretario-notaio e si occupava di questioni legali, di redigere lettere e atti, di farne autentiche, di usare il sigillo. Importante fu, per il ripristino del convento di Pisa nel 1404, fra Antonio di Giovanni di Firenze che fu priore della SS. Annunziata (1403, 1405). Dopo di lui non troviamo nominati nei registri altri cancellieri che in generale furono dei funzionari e rimasero nell’ombra.
Il procuratore
Il procuratore del padre generale non era un economo come l’ufficiale-‘procuratore’ della SS. Annunziata, ma aveva la veste del ‘sindaco’, cioè dell’inviato-oratore a trattare affari presso la curia papale. Nel 1411 nei registri troviamo maestro Taddeo da Siena che giunge a Firenze in compagnia di fra Michele da Bologna e di quattro francesi famigli del cardinale protettore d’Aquilea.
Nel 1439 fu maestro Andrea da Castello che, nel luglio 1441, un mese prima che la comunità venisse sciolta, si trova nella lista dei frati conventuali della SS. Annunziata (riceve le vestimenta). Che dimorasse qui può essere dovuto al fatto che la curia papale allora era a Firenze per i lavori del Concilio (1439-1445).
Il priore generale
Di solito era un laureato maestro in sacra teologia e uomo d’esperienza nei viaggi e nelle visite ai conventi di tutto l’Ordine, presso il papa e le corti secolari. Veniva eletto nei capitoli generali, ordinariamente triennali, cui partecipavano i priori provinciali, i lettori di teologia degli Studi maggiori, i priori conventuali e i discreti. Aveva diversi compiti e poteri. Ne citiamo qualcuno ricordato nei nostri registri.
– Nomina del priore di un convento in caso di morte o malattia improvvisa. Il 21 maggio 1406 maestro Antonio fece una lectera di priorato e il 4 novembre fra Martino andò a Ferrara dal priore generale per fare el priore nuovo. Si trattava di sostituire fra Bartolomeo Lapini gravemente ammalato e deceduto nel dicembre 1406.
– Occuparsi dei beni dei conventi. Per fare un esempio il 30 giugno 1405, si pagò frate Stefano per sue spese per andare e per tornare da Rimino per cagion d’avere licentia dal padre generale de factj del Falcone (il podere di fra Niccolò Falcone deceduto). Il 12 agosto 1406 si comprò della carta di capretto per mandare una lectera al padre generale di poter vendere e poi non si mandò.
– Concedere per volontà un’autorizzazione alla vendita in usufrutto di un bene a un frate, spesso con dei problemi familiari, previo consenso del capitolo conventuale (licenza). Il 28 giugno 1406 fu il caso di frate Francesco Micheli per una casa venduta a llui a sua vita e a vita della sirochia [sorella] con voluntà del padre generale e di tucti e frati del convento per pagare le prestanze del Comune e per pagare debiti del convento.
– Concessione con atto notarile della partecipazione ai beni spirituali dell’Ordine (uffici, preghiere, digiuni) a dei laici particolari e benemeriti (v. l’atto del 1407 riprodotto in parte nella prima pagina riguardante due coniugi di Pietrasanta).
– Altre licenze e comandamenti. Nell’agosto 1427, si dette vestimento ad alcuni frati e a fra Giovanni tedesco lettore di Roma per comandamento del padre generale (maestro Niccolò da Perugia).
Nel settembre del 1430, ci fu all’Annunziata sulla foresteria di due frati spagnuoli e un famiglio che cci venno col licentia del generale, erono coll’abito di san ... (sic).
I priori generali (prima metà del ‘400)
– maestro Antonio da Bologna (Alabanti senior), eletto nel capitolo generale del 1402 di Firenze.
Nel novembre 1404 si occupò con fra Antonio cancelliere del ripristino del convento di Pisa.
Nel maggio 1406 con i compagni partecipò al capitolo provinciale toscano tenutosi a Firenze. Alla fine di giugno era a Rimini.
Il 1 novembre 1405, maestro Antonio d’Alessandria e fra Ambrogio da Bologna servigiale del padre generale giunsero a Firenze per onorare Ognissanti.
Nel febbraio 1406 il priore generale si trovava a Ferrara; nel maggio andò a Roma e probabilmente passò da Firenze. A luglio tornò da Roma con i compagni e sostò all’Annunziata. A novembre era di nuovo a Ferrara.
Il 18 marzo 1409 maestro Antonio alloggiò a Firenze, con la valigia, cioè di transito per il convento di Pisa a causa del Concilio che sarebbe stato aperto il 25 marzo. Il convento dell’Annunziata gli pagò un sussidio di cinque fiorini per le spese della partecipazione.
– Maestro Stefano da Borgo (Sansepolcro) eletto generale a Bologna nel capitolo del marzo 1410. Nel 1404 aveva avuto una grande importanza nel ripristino dei conventi di Pisa e Montesenario e si era adoperato anche per diverse questioni riguardanti l’Annunziata, al cui convento era affezionato e in particolare a uno dei suoi più illustri rappresentanti, il p. maestro Piero Silvestri. Nel maggio 1405 aveva preso con sé fra Piero da Campi converso. Tra marzo e agosto 1409 partecipò al Concilio di Pisa, e anche in questa occasione si fermò all’Annunziata di Firenze. I nostri registri ricordano inoltre dei piccoli favori sull’accoglienza di un ospite richiesti da maestro Stefano (ospitalità per Antonio figlio di monna Tribaldescha per amore nel 1410, e di fra Iacopo d’ Aogobbio, va a Bologna, per amore del padre generale, nell’aprile del 1411).
Nel gennaio 1424 partecipò al Concilio di Siena, come scrive il procuratore della SS. Annunziata: Item diedi al reverendissimo padre generale per sussidio charitativo quando stava a Siena al concilio lire trenta sei. Morì improvvisamente a Bologna:
giugno 1424, da frate Girolamo fiorini quindici e quali erano stati mandati al reverendissimo padre generale quando s’infermò a morte a Bolognia. Nollo trovò vivo ritengli apresso di lui valsono chome aparistie all’uscita lire sessantatre ritenne per le spese facte per veniree per tornare bolognini sessanta ... E el meso chiamato Checo tedesco ritenne per fiorino soldi quatro ... ricevo l. 53 s. 8. d.2 ...
– Maestro Piero Niccolai da Roma lo stesso mese, fu nominato vicario dell’Ordine da Martino V, e poi eletto priore generale nel capitolo dell’ottobre tenutosi a Roma. Maestro Piero venne di persona a Firenze a leggiere la lectera avuta dal santissimo papa Martino.
Il nuovo priore generale era anch’egli affezionato alla SS. Annunziata, dove aveva fatto parte del suo noviziato, ed era devoto alla Madonna. Nell’aprile-maggio 1425 dimorò in convento e ricevette qui molti frati forestieri; tornò nell’ottobre. A novembre mandò due preti da trattare come ospiti; nel marzo 1426 ritornò all’Annunziata. Ad ottobre 1426 fece un’offerta, come scrive il procuratore: ricevetti per una messa cantata alla Nunziata la quale fe cantare el padre generale ebbi ducato uno romano.
– Maestro Niccolò da Perugia fu eletto nel capitolo di Firenze del 7 giugno 1427. Durò in carica a lungo, fino al 1460. Lo incontriamo nei nostri registri già al settembre 1425 quando è ricordata una bolla di maestro Niccolò da Perugia.
Nel luglio 1427 fu accolto alla SS. Annunziata Niccolò da Castello fratello di frate Nicholò perché el padre generale scrisse che gli si facessi onore; nello stesso mese giunse egli stesso e scrive il procuratore: è la prima volta che ci viene po’ che fu fatto generale. Andava a Roma, da cui tornò nell’agosto, ordinando di dare il vestimento, come se fossero conventuali, a alcuni frati e a fra Giovanni tedesco lettore di Roma (per comandamento del padre generale).
Nel febbraio 1428 giunse all’Annunziata il suo servigiale; nel maggio 1428 lui di persona; nel gennaio 1429, fra Piero da Forlì e un compagno che venne qua che mandò il generale; a luglio doveva arrivare all’Annunziata per il capitolo provinciale, ma al suo posto venne il vicario fra Piero da Siena che si trattenne otto giorni e poi andò al convento di Siena.
Maestro Niccolò giunse all’Annunziata nel maggio 1430, in occasione di un altro capitolo provinciale e si trattenne con i compagni e i famigli per 23 giorni.
L’infelice anno di priorato dell’Annunziata di fra Simone di Ambrogio, il 1431, non fu favorevole alle buone relazioni del convento con il priore generale che gli aveva prestato cento fiorini nuovi, senza vederseli restituire. Di questa somma il procuratore scrisse a lungo tra giugno e agosto 1434, quando si restituì il denaro a rate e vennero coinvolti i frati dell’Osservanza di Brescia dove fra Simone aveva trovato dimora.
Nell’ottobre maestro Niccolò intervenne per comporre una contesa fra il convento e Franco lavoratore nel podere di Montepiano, originata ancora una volta da motivi di denaro nei quali entrava il maestro Simone. Nè l’anno si concluse in modo migliore: nel novembre il procuratore restituì 12 ducati veneziani al p. generale, gli doveva dare maestro Piero da Firenze per una muletta menò di suo quando tornò da predicare da Ferrara in quella vende a Firenze ... e qua danari no gli mandò né rendé al padre generale rimane obrigato el convento ... Nel dicembre infine l’Annunziata pagò la tassa del 1431, che fu priore maestro Simone, e non gliela diè.
In seguito le notizie delle relazioni fra maestro Niccolò e il nostro convento diventarono più occasionali; il priore generale si vide poco a Firenze. Nell’agosto del 1441, quando la comunità era oppressa dai debiti lasciati questa volta da fra Costantino procuratore, fra Bartolomeo da Siena fu mandato dal generale, forse a verificare se si poteva risolvere i conflitti interni tramite la sua persona.
Così non fu e il 12 agosto alla SS. Annunziata furono mandati via i frati conventuali e giunsero i frati dell’Osservanza dei Servi.
Paola Ircani Menichini, 7 febbraio 2025. Tutti i diritti riservati.
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